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| -Ma certo! - rispose Madame Medusa con un sorriso, finì di bere il suo caffè e lasciò alcuni spiccioli sul tavolo - Adesso andiamocene da qui.
La donna spiegò ad Uncino che avrebbero dovuto tornare nella sua vecchia casa e, dal momento che Medusa non aveva soldi sufficienti per un taxi, dovettero andarci a piedi. Dopo una lunghissima scarpinata i due complici arrivarono ad una stamberga e Medusa tirò fuori la vecchia chiave, che infilò nella toppa e girò. Quando entrarono le stanze erano in un vero disordine, piene di polvere e ragnatele, ma la donna non sembrò farci caso, si gettò su una vecchia poltrona e si tolse le scarpe.
-Accomodati dove vuoi, Uncino, debbo farti vedere una cosa.
Dopo essersi massaggiata i piedi doloranti per la lunga camminata, Medusa andò ad una scrivania e iniziò a rovistare tra una montagna di carte accatastate, finché non estrasse un foglio spiegazzato, che aprì e mise davanti ad Uncino.
-Guarda, questa è la mappa dello Smithsonian Institute ; l'avevo conservata per un evenienza speciale e adesso l'evenienza si è avverata: ruberemo l'Occhio del diavolo, il mio diamante perduto. Il piano è molto semplice: studia attentamente questa mappa, dovrai andare a visitare il museo e quando tornerai mi dirai che cosa hai scoperto. Purtroppo, non posso andare io in avanscoperta, dal momento che mi ero già impadronita del diamante e sono finita in prigione, desterei dei sospetti, ma tu sei una faccia nuova.
Il piano, infatti, era semplice: Uncino doveva studiare la mappa del museo, andare a visitarlo e scoprire dove si trovava il diamante.
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