Circus parade

La breve e facile campagna elettorale aveva permesso a Tublat di diventare finalmente il sindaco di Zootropolis, con la quasi totale fiducia degli elettori, che avevano visto in lui quella figura che avrebbe cambiato in meglio le sorti della città, ormai sopraffatta dalla corruzione. Il successo del gorilla non era stato certo apprezzato dal precedente sindaco che, schiacciato dal trionfo del suo avversario, stava comunque meditando una personale vendetta. Infatti, con l’aiuto di alcuni felini, l’ex sindaco-leone, aveva organizzato un astuto piano per rapire Tublat e farlo sparire dalla città, di conseguenza non attendeva altro che il momento giusto per metterlo in pratica. La tanto sospirata occasione capitò proprio il giorno dell’attesissimo concerto di Gazelle, la più popolare cantante di Zootropolis. Dal momento che la sua pubblica apparizione richiamava un folto numero di spettatori, l’intera città era quasi paralizzata a causa il suo show e tutta la sicurezza era impegnata nel mantenere l’ordine pubblico e garantire che non ci fossero incidenti. Tublat, schivo dalle apparizioni pubbliche e dalla folla in generale, invece, aveva preferito godersi lo spettacolo alla tv in casa del suo amico Doug, mentre il montone se ne andato al concerto lasciandogli campo libero. Proprio mentre guardava solo etranquillo lo schermo, sprofondato nella poltrona preferita Doug, sentì una puntura alla spalla. Dalla finestra aperta qualcuno, forse un tiratore scelto, gli aveva sparato un proiettile soporifero, così, senza neanche accorgersene, Tublat sprofondò in un sonno profondo mentre Gazelle gorgheggiava in tv.

Il risveglio avvenne al suono di un’allegra musichetta, ben diversa da quella di Gazelle, forse più rumorosa e assordante, e di scossoni ed urti contro una gabbia. Quando Tublat aprì gli occhi si trovò in un angusto spazio che sembrava una scatola di legno, aperta su un lato chiuso da sbarre e trasportata su ruote. Guardando fuori, attraverso le sbarre, il gorilla si accorse che una folla di umani acclamava il suo passaggio, mentre altri strani umani, dalla faccia dipinta e con buffi abiti colorati facevano boccacce, si lanciavano oggetti e facevano capriole intorno a quella gabbia viaggiante.

-Hai il sonno duro, amico, ti hanno caricato di peso e fatto rotolare qua dentro e tu continuavi a russare come la grancassa. – Tublat non era solo nella gabbia, un altro gorilla dall’aspetto simpatico era aggrappato alle sbarre – Dai! E’ il nostro momento! Facciamogli vedere chi siamo! Gli umani si divertono tanto quando urliamo e facciamo vedere i muscoli. – Subito dopo il gorilla lanciò un urlo bestiale, gonfiò i muscoli del torace e scosse violentemente le sbarre.

Ma dove era finito Tublat?

Nota del master

Il nuovo compagno di viaggio di Tublat, scoppiò a ridere a quella reazione.

-Ehi, amico, ci sai fare! – gli disse – Non essere troppo duro, però, i cuccioli umani se si spaventano troppo si mettono piangere e allora urlano più forte di te e io non sopporto i loro piagnistei; sono un divo e mi piacciono gli applausi e la gente che si meraviglia davanti ai miei muscoli; per tenermi in forma mi alleno ogni giorno, sai? Guarda qui, che bicipiti e che torace chilometrico …

Il gorilla si mise subito in pose plastiche per mostrare la sua muscolatura, mentre il pubblico in delirio applaudiva e osannava al passaggio della carrozza traballante. Intanto la musica piano piano iniziò a scemare e poco dopo la carrozza si fermò. Dalle sbarre Tublat si accorse di stare in una gabbia simile ad altre e che adesso veniva collocato in una specie di padiglione. I richiami di altri animali si alzarono in coro a quello stazionamento improvviso.

-Speriamo che ci portino il pranzo subito, ho un certo languorino … - il compagno di viaggio di Tublat si massaggiò lo stomaco.

Rumori di passi e di oggetti metallici si mescolarono alle grida degli animali e, subito dopo, un umano arrivò e rovesciò nella gabbia della frutta e della verdura da un secchio di latta, poi fece passare tra le sbarre due ciotole d’acqua.

-Lattuga fresca! Banane! – esclamò felice il gorilla, afferrando manciate di vegetali.

Tublat, però, continuava a guardare attraverso le sbarre e poco dopo vide un uomo con una sgargiante giacca rossa che si avvicinava alla sua gabbia.

-Mi sembra il gorilla giusto per lo spettacolo, - disse l’uomo in rosso a qualcuno fuori dalla sua vista indicando proprio lui – più tardi portalo ad addestrarsi, voglio vedere cosa sa fare.

Ma … Tublat sapeva comunicare con gli umani, era già successo con Shan Yu, sarebbe successo anche questa volta?

Qualcosa Tublat l’aveva appreso, stando a Zootropolis, e questo attirò l’attenzione dell’uomo vestito di rosso che si avvicinò alla gabbia.

-Questa sì, che è una sorpresa: un gorilla parlante! – esclamò, mentre le altre persone presenti lo guardavano stupite – Non avete sentito che ha detto? – ma in tutta risposta ebbe solo un’alzata di spalle e la ripresa ciascuno della propria attività.

L’uomo era ormai attaccato alla gabbia e guardava Tublat con grande curiosità, mentre il suo compagno si beava con il cibo che gli era stato appena portato e sembrava disinteressato alla sua presenza.

-Sono il direttore di questa baracca, amico, - gli disse cordialmente – non sapevo di avere un gorilla parlante nel mio circo e sono sicuro che farai un figurone nel mio spettacolo. Vieni, ti presento i tuoi nuovi colleghi; quello con te l’hai già conosciuto.

Così dicendo aprì la gabbia e fece uscire Tublat, per poi richiuderla velocemente, prima che l’altro gorilla tentasse di scappare, anche se era troppo occupato a mangiare. Non appena Tublat uscì dalla sua prigione poté finalmente vedere le altre gabbie e scoprire che in esse vi erano rinchiusi altri animali. Un ricordo gli affiorò alla mente: aveva già visto qualcosa di simile quando era nella foresta con Kala e Sabor.

Dal momento che Tublat poteva parlare solo con il direttore del circo, proprio come con Shan Yu, era il momento di chiedergli quale era il suo ruolo in quello strano posto.

Nota del master

Il direttore del circo non si aspettava certo una risposta così aggressiva da parte del gorilla e subito mise le mani avanti, per schermirsi da quella furia.

-Calma! Calma! Nessuno ti accusa di niente. – e fece un risolino forzato – Io cerco i mei artisti con annunci e non so come tu sia arrivato qui, dopo tutto viaggiavi con un compagno, no? Capisco che sei nuovo, ma questo è un circo di tutto rispetto e ti assicuro che, se sei bravo, avrai un successo clamoroso e io guadagnerò un sacco di soldi. – poi fece l’occhiolino a Tublat – Non pensi che un cambiamento nella tua vita avventurosa non sia un vantaggio? E poi il mondo degli artisti di circo è affascinante e tutto sa scoprire; pensa, girerai il mondo in prima classe.

Ignorando che il gorilla continuava a guardarlo torvo, il direttore gli fece un largo sorrise e gli disse: - Non vuoi conoscere il piccolo Dumbo?

Dumbo, chi era costui?

A quella terribile canzone il direttore del circo rabbrividì, sbarrando gli occhi: ma chi era questo gorilla? Un brivido gli corse lungo la schiena: forse non era stata una buona idea ingaggiarlo, così tirò fuori un fazzoletto dalla tasca della giubba e si asciugò la fronte imperlata, deglutì rumorosamente e fece cenno a Tublat di seguirlo perché non riusciva più a parlare. Poco dopo si ritrovarono nella tenda in cui alloggiavano gli elefanti e il direttore si diresse sicuro verso una grossa elefantessa che con la proboscide accarezza un cucciolo. Non appena i due arrivarono, l’elefantessa barrì e protettiva cercò di impedire al cucciolo di farsi avanti.

-Quello è Dumbo, il tuo compagno. – disse il direttore del circo a Tublat – Questa sera ci sarà lo spettacolo, fate conoscenza e sbrigatevi a trovare un numero adatto da portare in pista.

Quella sera stessa ci sarebbe stato lo spettacolo? C’era veramente poco tempo, che cosa si sarebbe inventato Tublat? Nel frattempo il cucciolo di elefante agitò le orecchie: erano enormi!! Poi, iniziò a volare toccando il soffitto della tenda: era un elefante volante!

Di fronte a quello spettacolo Tublat buttò fuori la prima idea di numero da circo che gli era venuta in mente.

-Grandioso! Grandioso! – esclamò entusiasta il direttore del circo ascoltando la proposta di Tublat a Dumbo – Potenza, muscoli e forza: questo è quello che piace alla gente! – poi guardò il piccolo elefante – Allora, piccolino, sei contento del tuo nuovo compagno?

Dumbo, purtroppo, era troppo piccolo per parlare ma anche timido, per cui andò a rintanarsi dietro le zampe della sua mamma.

-Che fai , moccioso? Vieni fuori da lì! Subito! – il direttore del circo era piuttosto indispettito dal comportamento di Dumbo – Ti ho detto di venire fuori! – urlò diventando paonazzo – Ubbidisci immediatamente o ti faccio vedere io! – così dicendo alzò la frusta che teneva in mano.

Vedendo il suo piccolo minacciato mamma elefante barrì, iniziò ad agitare le orecchie e a muovere in modo ostile la proboscide.

-Che fai, dannato animale? Sta indietro! – il direttore del circo a quel punto cominciò a colpire l’elefantessa con la frusta e ad inveire contro di lei.

A quello spettacolo Tublat …

Non appena Tublat afferrò la frusta, il direttore del circo sbiancò: che avrebbe fatto il gorilla? Le gambe cominciarono a tremargli. D’altra parte l’elefantessa sentendosi presa e sollevata stava per rivolgere la sua rabbia contro Tublat, ma quando sentì che si trattava di una prova dello spettacolo restò allibita. Non appena venne depositata a terra sbatté le palpebre incredula per quello che le era appena successo: quel gorilla avrebbe potuto portarle via il suo piccolo, ma non l’aveva fatto e non aveva fatto nemmeno del male a lei. A quel punto, Dumbo si era messo a volteggiare sotto la tenda in segno di gioia e ancora una volta il direttore del circo aveva tirato fuori dalla tasca il grosso fazzoletto, con cui iniziò ad asciugare il sudore che gli imperlava nuovamente la fronte.

-Ah … Uh …. Che … che splendida idea!!! – balbettò il direttore col viso cereo – Un gorilla che solleva gli elefanti è …. un numero nuovo. Dumbo che vola intorno alla piramide degli elefanti, un altro numero nuovo.…. Glab! – deglutì sonoramente – Ti … ti …ti lascio provare la tua idea, la tua splendida, fantastica meravigliosa idea. Adesso …. Devo andare. Scusa, ma devo occuparmi delle faccende del circo. Sono … il direttore e …
Mentre diceva questo il direttore del circo iniziò ad arretrare verso l’uscita, finché non si dileguò rapidamente oltre la tenda degli elefanti.
Non appena Tublat si ritrovò da solo, gli elefanti che erano nella tenda si protesero verso di lui.

-Hai saputo tenere testa al direttore. Bravo! - gli disse uno dei pachidermi.

-Quell’umano è cattivo, - aggiunse un altro – ci frusta a sangue, se non eseguiamo i suoi ordini.

-Aiutaci! – a parlare questa volta era la mamma di Dumbo – Sei forte, sei riuscito a sollevarmi come se fossi una piuma. Ti prego: aiutaci! Quell’umano è crudele. Noi siamo artisti, ma anche se siamo animali non vogliamo essere maltrattati. Facciamo il nostro spettacolo e vogliamo essere ripagati con il cibo e con il rispetto, ma il direttore ci concede l’indispensabile per mantenerci in vita e ci umilia.

Solo con gli elefanti, Tublat stava conoscendo una triste verità riguardo il direttore del circo. Tra breve ci sarebbe stato lo spettacolo e lui doveva provare ancora il suo nuovo numero e pensare a quello che gli era stato appena detto.

Non appena gli elefanti compresero che il gorilla era dalla loro parte esultarono.

-Siamo tutti felici nel sapere che sei dalla nostra parte, - disse la mamma di Dumbo a Tublat – finalmente il cattivo direttore del circo non ci farà altre angherie e noi potremo continuare ad essere gli artisti di questo circo, che in fondo è la nostra casa.

-Questa sera ci sarà lo spettacolo, - sottolineò uno degli elefanti – devi ancora provare il numero con tutti noi e progettare un piano per allontanare per sempre il direttore.

L’elefante che aveva parlato aveva ragione: c’era davvero poco tempo e Tublat aveva troppe cose da fare. Per sua fortuna, l’esperienza gli aveva insegnato ad affrontare le difficoltà e per questo motivo era diventato un capo indiscusso.

Era il momento di dimostrare di che stoffa era fatto.